La storia di Sant’Uberto

LA LEGGENDA DI Sant’UBERTO

Al fine di meglio inquadrare l’aura che circonfonde la vita e le gesta del nostro Santo Patrono pare opportuno fare una breve nota storica.

Infatti gli episodi e le vicende narrati qui appresso costituiscono la vulgata più nota delle leggende fiorite nel corso dei secoli intorno al Santo; tuttavia grazie alla consultazione di scritti e documenti storicamente attendibili è stata effettuata una scrupolosa verifica delle date e dei fatti più noti. Ovviamente, come per qualsiasi “mito” che abbraccia un lungo arco temporale, nel nostro caso ben oltre un millennio, alcuni fatti e circostanze sono appunto “leggendari” e non è pertanto possibile attribuirvi una certezza storica.

Sant’Uberto, vescovo di Liegi

(656–727 d.C. circa)

Hubert (questa è la dizione nella lingua del suo luogo di nascita), proveniva da una famiglia appartenente all’alta aristocrazia di origine franca e nasce probabilmente tra il 656 ed il 658 d.C., nella città di Tolosa. Primogenito di Bertrando d’Aquitania, a sua volta nipote di Clotario Re dei Franchi e figlio di Charibert, che per breve tempo regnò sul Ducato d’Aquitania, Hubert era quindi di stirpe regale e più precisamente di quella linea di sangue da cui provenivano tutti i re Merovingi.

Secondo la leggenda, Hubert fu cresciuto tra gli splendori della vita di corte godendo, come tutti coloro che appartenevano al suo rango, di onori, ricchezze ed agi compresa un’eccellente istruzione, un approfondito addestramento militare ed anche la possibilità di dedicarsi alla caccia che amava sin dalla tenera età. Disponeva di grandi ricchezze e notevole potere ed influenza.  Ci viene descritto come un uomo di bell’aspetto, assai intelligente, forte ed elegante.

Come detto Hubert fu precocemente attratto dall’attività venatoria che in lingua franca era chiamata “la chasse”.

A quei tempi la caccia, forse con la sola esclusione dell’esercizio alle armi, era l’attività più praticata dalla nobiltà ed il nostro Santo Patrono vi dedicava molto tempo trascorrendo intere giornate all’inseguimento della più varia selvaggina. Si dice che Hubert fosse un rinomato arciere e che sovente esibisse la sua abilità di tiro nelle competizioni di corte. Tale passione ad un certo punto divenne preponderante nella sua vita tanto che vi si dedicava anche nei giorni festivi, fatto questo che era considerato sacrilego nel Medioevo, fortemente incentrato sul rispetto dei dogmi della Cristianità.

La visione di Sant’Uberto (ca. 1617) di J. Bruegel e P. P. Rubens, Prado, Madrid
Sant'Uberto consacrato Vescovo da Papa Sergio I.
Sant’Uberto consacrato Vescovo da Papa Sergio I.
L’esumazione di Sant'Uberto nella chiesa di San Pietro a Liegi, di Rogier van der Weyden, ca. 1437
L’esumazione di Sant’Uberto nella chiesa di San Pietro a Liegi, di Rogier van der Weyden, ca. 1437

Secondo una leggenda, Hubert che era apprezzato presso la corte di Teodorico III, suo lontano cugino e Re dei Franchi, incontrò proprio nel palazzo reale di Metz la bellissima Floribanne.

La fanciulla era figlia di Dagoberto Conte di Leuven (di stirpe Lotaringia) che, pur essendo un cristiano pio e devoto, amava cavalcare e accompagnava spesso Hubert nelle sue lunghe battute di caccia. Nel 682 i due giovani si sposarono in una cerimonia sfarzosa tenutasi presso la corte di Metz. Da loro nacque un figlio, Floriberto. Poco dopo il parto, però, Floribanne sventuratamente si ammalò e morì all’inizio della Settimana Santa dell’anno 684.

Sempre seguendo tale leggenda, durante la mattina di quel Venerdì Santo, quando i fedeli si apprestavano a celebrare la Via Crucis, Hubert andò a caccia. Mentre inseguiva un magnifico cervo, pare completamente bianco, l’animale si voltò e Hubert rimase sbalordito nell’avere la visione di un crocifisso splendente nel centro del trofeo del magnifico animale.

Sentì quindi una voce poderosa che proveniva dal cielo proclamando: “Hubert! Hubert! Per quanto tempo inseguirai le bestie nelle foreste? Fino a quando questa vana passione ti farà dimenticare la salvezza della tua anima? “

Hubert si getto giù dal cavallo e cadde in ginocchio dicendo: “Signore, cosa vuoi che io faccia?”. La voce celeste rispose: “Va, cerca il vescovo Lambert ed egli ti darà istruzioni!” (Lamberto di Tongres, vescovo di Maastricht, poi Santo e Martire). Così fece ed andò presso il vescovo.

Dopo aver avuto tale visione, Hubert intraprese un cammino di conversione che lo portò a rinunciare a tutti i suoi titoli, beni ed eredità. Ciò includeva il diritto di succedere ai titoli paterni, che conferì al fratello minore Oddone, alle cui cure affidò anche il figlio neonato.

Donò quindi le sue considerevoli ricchezze e possedimenti ai poveri e partì immediatamente per Maastricht dove il vescovo Lamberto lo prese con sé diventando il suo consigliere spirituale.

Lamberto, ordinò a Hubert di andare a vivere tra la gente che popolava la vicina foresta delle Ardenne, come parte del suo cammino di conversione spirituale e di dedicarsi alla preghiera e all’apprendimento teologico. Hubert così fece, studiando per poter ottenere il sacerdozio nel quale fu presto ordinato e poco dopo divenne uno dei principali collaboratori del vescovo coadiuvandolo nell’amministrazione della sua diocesi.

Nel 708 Hubert fece un importante pellegrinaggio a Roma ma sventuratamente durante la sua assenza il vescovo Lamberto di Maastricht venne assassinato. Papa Sergio I, che secondo un’altra leggenda ebbe la visone dell’assassinio di Lamberto,  consacrò subitaneamente Hubert 31° Vescovo di Tongres – Maastricht.

In seguito divenne il primo Vescovo di Liegi e fra il popolo era diffusamente conosciuto e chiamato l’Apostolo delle Ardenne. Il vescovo Hubert fu sempre assiduo nell’attività spirituale, nella preghiera e nel digiuno e divenne assai noto per la facondia della sua predicazione, ricca d’eloquenza piacevole e molto convincente!


La vita del Vescovo Santo

Pur costantemente attento ai bisogni dei poveri e dei malati ai quali dedicò una pressoché inesauribile cura e beneficienza, riuscì però a trovare il tempo per dedicarsi alla caccia ma soprattutto alla cura ed alla osservazione degli animali che popolavano le foreste intorno alle sue sedi vescovili. A tal proposito sono fiorite molte leggende fra le quali si narra che facendo uso delle sue notevoli capacità di tiratore con l’arco riusciva ad ottenere il rispetto e la fiducia degli abitanti dei miserrimi villaggi che attorniavano le grandi foreste della regione, rendendoli così più ricettivi al Verbo del Vangelo e riuscendo a convertire molti di loro al cristianesimo.

Divenne quindi una sorta di protettore delle popolazioni viventi nella foresta, il suo saggio giudizio e la sua intercessione furono spesso richiesti in molte questioni, comprese quelle riguardanti la conservazione del patrimonio boschivo e della fauna selvatica, nonché financo la divulgazione di una corretta e sostenibile pratica della caccia. Non è certo un caso che tuttora Hubert sia onorato tra i cacciatori come l’ideatore di un comportamento più attento ed etico nell’esercizio dell’attività venatoria.

Infatti  in alcune versioni della leggende, si narra che il cervo abbia insegnato a Hubert a tenere gli animali in maggiore considerazione e ad avere compassione per loro come creature di Dio dotate di un alto valore proprio. Da qui nasce l’insegnamento che il cacciatore dovrebbe tirare soltanto quando ha certezza d’ effettuare un abbattimento sicuro, che non ferisca e faccia soffrire l’animale.

Proseguendo nel nostro racconto sappiamo che il vescovo Hubert, secondo una diffusa e consolidata tradizione aveva poteri taumaturgici (come del resto è tipico di chi ascende alla Santità) che usava per curare i malati dalle più varie afflizioni; questi atti miracolosi divennero ampiamente noti e la fama di Hubert si diffuse ben oltre i territori del vescovato.

Molti fedeli iniziarono a fare pellegrinaggi presso la cattedrale di Liegi per chiedere il suo aiuto e molti altri atti miracolosi furono compiuti grazie all’intercessione di Hubert che divenne sempre più noto ed amato. Si narra inoltre, che persino da vescovo, Hubert amasse non soltanto cacciare ma anche recarsi a pesca: la leggenda vuole che un giorno impegnato ad armare un grosso amo, si ferisse ad una mano e, sempre secondo tale racconto, proprio in quel momento una voce dall’alto gli preannunciasse che la sua ascesa al Cielo si stava facendo prossima.

Dopo tale incidente Hubert diede quindi disposizione che, in caso di morte, le Sue spoglie venissero seppellite a Liegi. Tuttavia non interrompe la sua attività e nella primavera dell’anno 737, trova la forza per consacrare una nuova chiesa vicino a Lovanio. Ma il male si è aggravato e non senza sofferenze, muore sei giorni dopo quell’importante funzione, presso Fouron-le-Comte (oggi Tervüren), cittadina situata a circa 30 miglia da Liegi. Siamo dunque arrivati al 30 maggio 727 quando Hubert torna alla casa del padre alla veneranda età di 71 anni; come da suo desiderio viene sepolto nella chiesa del collegio di San Pietro a Liegi.

Hubert ben presto viene venerato come santo in Belgio e Olanda, successivamente anche in Francia e in Germania. Sedici anni dopo la sua morte, il 3 novembre del 743 il suo corpo viene trasferito davanti all’altar maggiore della chiesa di San Pietro; per l’importante evento è accorso a Liegi addirittura Carlomanno, Maestro di Palazzo, e in sostanza padrone del regno franco, e questo viene visto come un altro segno della diffusa venerazione e del valore dell’uomo.

Intanto si diffondono leggende sulla sua vita, e nel corso del tempo nasceranno confraternite intitolate al suo nome. Nell’anno 825 le spoglie del vescovo Hubert furono nuovamente riesumate e trasferite nell’abbazia benedettina di Amdain, l’attuale Sant’Uberto, in Belgio. Presto si diffusero racconti di eventi miracolosi e di guarigioni avvenute presso la tomba del Santo o quantomeno in grazia della sua intercessione.

Nei secoli successivi, sino ai nostri giorni, si sono quindi susseguiti sempre più frequenti i pellegrinaggi di credenti e postulanti presso la cattedrale che conserva il suo cenotafio. Hubert infatti fu proclamato Santo in tempi relativamente rapidi per la Chiesa Cattolica e la canonizzazione definitiva risale all’anno 743 d.C., ossia, meno di venti anni dopo la morte. Sant’Uberto è riconosciuto come santo dalla chiesa Cattolica, dalla Chiesa Ortodossa orientale e da quella  Anglicana/Episcopale. La ricorrenza è celebrata annualmente il 3 novembre.

In forza di quanto fece nella sua vita, divenne il patrono dei cacciatori, dei cani da caccia, degli arcieri e di coloro che abitano in prossimità di boschi e foreste. Sant’Uberto è anche il Patrono di Liegi e Saint-Lamberge, in Belgio. Fu molto venerato durante il medioevo e, probabilmente in virtù della sua nobile nascita, gli furono intitolati diversi ordini militari.

Il primo ad essere associato a Sant’Uberto fu l’Ordine creato da Ludovico I di Baviera, il 31 maggio 1416. Altri ordini dedicati alla memoria del Santo furono quelli bavaresi e boemi, la Confraternita di Sant’Uberto Cavaliere e l’Ordine del Cervo d’Oro, fondato nel 1672 dal Duca di Brieg (Johann Christian von Brieg duca di Brzeg–Legnica–Wołów), il cui stemma era una foglia d’oro con l’impronta di un cervo.

La nostra congregazione, l’Ordine di Sant’Uberto, come detto, fu fondato nel 1695 dal conte Anton von Spork, in funzione di onorare con l’esempio del grande filantropo Sant’Uberto, il creato (gli animali), per promuovere, attraverso gli adepti, un’etica della conservazione ambientale e della fauna selvatica.

L’istituzione continua oggi come Ordine Internazionale di Sant’Uberto, suddivisa nei Capitoli territoriali menzionati nelle altre sezione del nostro sito.

L’Ordine Internazionale di St. Hubertus

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